“È una vergogna!” – Simone Inzaghi esplode dopo la finale: ecco chi ha deluso clamorosamente l’Inter contro il PSG
L’Inter Milano ha vissuto una delle serate più amare della sua storia recente, cadendo 3-1 sotto i colpi di un Paris Saint-Germain cinico e spietato nella finale di Champions League. Ma ciò che ha colpito maggiormente i tifosi nerazzurri – e non solo – è stata l’esplosione di rabbia dell’allenatore Simone Inzaghi al termine del match, che non ha usato mezzi termini nel commentare la prestazione della sua squadra.
“Mi vergogno di ciò che ho visto in campo”, ha dichiarato Inzaghi ai microfoni di Sky Sport subito dopo il triplice fischio. “C’era un piano tattico chiaro, avevamo preparato tutto nei minimi dettagli. Ma quando un giocatore fondamentale tradisce la fiducia di tutti, è impossibile vincere.”
Le parole del tecnico sono state dirette, fredde, e hanno lasciato intendere che il fallimento dell’Inter non è stato collettivo, bensì individuale. Secondo fonti vicine allo spogliatoio, il bersaglio principale dell’ira dell’allenatore sarebbe stato Lautaro Martínez, il capitano e simbolo della squadra, che nella notte più importante si è completamente spento.
Una prestazione sotto accusa
Lautaro, da sempre considerato uno dei leader tecnici e carismatici della squadra, è apparso irriconoscibile: pochi tocchi, scelte sbagliate, movimenti fuori tempo e, soprattutto, un clamoroso errore a porta vuota nel primo tempo che avrebbe potuto cambiare le sorti della partita. Il PSG, trascinato da Mbappé e Vitinha, ha colpito quando serviva e ha approfittato di ogni errore nerazzurro.
“Quando il tuo capitano si nasconde nei momenti chiave, tutto il resto crolla”, avrebbe detto Inzaghi in privato ai dirigenti del club. Una frase pesantissima, che testimonia quanto profonda sia la delusione del tecnico verso colui che avrebbe dovuto guidare l’Inter alla gloria europea.
Spogliatoio teso, futuro incerto
L’atmosfera nello spogliatoio dell’Inter al termine del match era a dir poco elettrica. Alcuni giocatori, tra cui Barella e Dimarco, avrebbero cercato di difendere il compagno, ma lo sguardo di Inzaghi non ha lasciato spazio a interpretazioni: qualcosa si è rotto.
“Non si perde una finale solo per sfortuna. Si perde quando non c’è coraggio, quando non c’è fame. E oggi, alcuni non avevano fame”, ha tuonato ancora Inzaghi in conferenza stampa, aggiungendo che nelle prossime settimane ci saranno riflessioni serie sul futuro.
E proprio il futuro sembra essere avvolto nella nebbia. Lautaro, che da tempo è seguito da club come il Real Madrid e il Chelsea, potrebbe lasciare Milano dopo questa rottura interna. La sua prestazione nella finale non solo ha compromesso la fiducia con l’allenatore, ma ha anche diviso la tifoseria, che sui social si è mostrata durissima: “Un capitano non può sparire quando conta”, si legge nei commenti.
Le scelte di Inzaghi sotto esame
Nonostante le critiche a Lautaro, anche Simone Inzaghi non è esente da responsabilità. Alcuni analisti hanno messo in discussione le sue scelte iniziali, come l’esclusione di Thuram dal primo minuto e la gestione tardiva dei cambi. Tuttavia, molti sostengono che, con un Lautaro così opaco, nessuna strategia avrebbe potuto funzionare.
Il presidente Zhang, presente allo stadio, ha lasciato l’arena senza rilasciare dichiarazioni. Ma fonti interne parlano di un summit già fissato per discutere sia del futuro della rosa che della panchina. Inzaghi ha ancora un anno di contratto, ma tutto dipenderà da come verrà gestita questa crisi.
Una cicatrice che resterà
Per i tifosi interisti, la finale persa contro il PSG rappresenta più di una semplice sconfitta: è una ferita che lascia il segno, perché arrivata in un momento in cui la squadra sembrava aver raggiunto la maturità necessaria per alzare la coppa. E invece, l’orgoglio parigino ha avuto la meglio, approfittando di una serata storta dei nerazzurri e di un leader che, per la prima volta, ha deluso.
Il futuro è tutto da scrivere, ma una cosa è certa: questa finale non verrà dimenticata facilmente, né dai tifosi, né da Simone Inzaghi, né – forse – dallo stesso Lautaro Martínez.